

C’era una volta un fiore all’occhiello dell’economia italiana e Ugentina, un’impianto all’avanguardia, secondo per dimensione in tutta Europa e studiato anche dai giapponesi intenti a replicarlo nel paese del sol levante. Stiamo parlando dell’ ex ittica di Ugento, un’enorme area attualmente abbandonata che si trova nei pressi della marina di Torre Mozza.
Una struttura che attualmente si presenta come un eco mostro incardinato in uno dei punti più belli del Parco Regionale Litorale di Ugento, che periodicamente viene interessata da incendi che rappresentano un vero e proprio pericolo per tutti gli abitanti della zona, con il rischio di nubi tossiche sprigionate dai rifiuti che, periodicamente, vengono riversati in questa zona
Il fatto più clamoroso in tal senso è datato 2011, con un vasto incendio che si propagò in tutta l’area, bruciando una grande quantità di materie plastiche contenute nelle prime vasche dell’impianto. In quel caso si mossero anche i consiglieri di opposizione Angelo Minenna e Carlo Scarcia, di cui riportiamo le dichiarazioni d’allora:
“Più volte abbiamo sollecitato un intervento certo da parte delle istituzioni comunali – sindaco Lecci e assessore all’ambiente Ponzetta per primi – per scongiurare quello che potrebbe profilarsi come un possibile inquinamento atmosferico, con tutte le probabili conseguenze da esso derivanti: danno all’immagine complessiva dell’immagine di Ugento e della sua costa e danno ambientale serio, del territorio, dell’ambiente e della salute dei cittadini”.
Eppure nel tempo non sono mancate le proposte per far rinascere l’ex ittica di Ugento, anche nelle elezioni d 6 anni fa, con il candidato Angelo Minenna che avanzò una proposta concreta in tal senso
Ma le proposte avveniristiche non sono arrivate solo da sponde politiche come in questo caso. Nel 2015, nell’ambito del concorso di progettazione per la valorizzazione e la riqualificazione integrata dei paesaggi costieri del comune di Ugento giunse un coraggioso progetto dello studio MUA di Taranto a firma degli architetti Micaela Pignatelli, Ubaldo Occhinegro, Stefano Serpenti, Simona Dentico, che puntavano a trasformare l’are in uno spettacolare parco marino.
La proposta progettuale interessa il sistema litoraneo di Ugento che si sviluppa tra il margine nord del centro abitato di Torre San Giovanni e quello sud dell’area ex ittica di Torre Mozza, riconoscibile come una risorsa di grande valore sia dal punto di vista storico – culturale che da quello naturalistico e paesaggistico, per gran parte, inserite nel perimetro del Parco Naturale Regionale “Litorale di Ugento”, articolandosi in cinque settori della fascia litoranea, quali ambiti e luoghi esemplari, con specifiche esigenze e necessità che vengono affrontate con approcci progettuali diversificati ma che rispondano all’obiettivo generale di riqualificare e risolvere i rapporti tra elementi naturali, artificiali ed insediativi della fascia costiera.
La proposta progettuale sviluppa approcci diversificati, riconoscendo all’ambito stesso differenti peculiarità sia per quanto riguarda il contesto che per gli elementi paesaggistici: un litorale “urbano o periurbano”, immediatamente adiacente ai centri abitati, già caratterizzato dalla presenza di spazi ed attrezzature, che lo rendono luogo idoneo per una potenziale riqualificazione ambientale e socio economica, quali Torre San Giovanni, Zona Fontanelle e Torre Mozza; un litorale “naturale”, attualmente privo di attrezzature organizzate ed integrate collettive e sottoposto ad una forte pressione antropica durante la stagione balneare, dotato di un ricco, ma delicato, sistema di aree umide, vegetazione e dune, e fortemente relazionato dal punto di vista percettivo con la presenza dei grandi specchi d’acqua e del mare.
Il progetto propone un sistema integrato di interventi in grado di rispondere alla complessità dell’area litoranea, coniugando le esigenze di valorizzazione, protezione delle presenze storiche e del paesaggio naturale, e le esigenze di fruizione turistico-ricreativa del sito, facendo fronte alla risoluzione delle problematiche di degrado ambientale. Il progetto si esplicita in un modello integrato di tutela del paesaggio e degli elementi ecologici, predisponendo un sistema che consenta una programmazione attenta e intelligente della fruizione delle spiagge e delle attrezzature turistiche.
La proposta progettuale ha lo scopo di migliorare l’accessibilità e la fruibilità del sistema litoraneo, sempre tenendo conto della necessità di preservare le risorse ambientali e paesaggistiche del luogo, di promuovere uno sviluppo sostenibile delle strutture per il turismo, di coordinare i servizi e l’offerta in un sistema organico sostenibile ed integrato ma non invasivo, e infine, di ridurre i processi di degrado dovuti alla pressione antropica.






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Un progetto unico, con delle caratteristiche che avrebbero permesso al parco di Ugento di presentarsi come un unicum a livello nazionale.
Il progetto vincitore fu, però, un altro, presentato da PS Architetture di Bisceglie, che non riguardava solo l’ex ittica. Dall’abstract del progetto riportiamo:
Il progetto è risultato vincitore di un concorso di progettazione promosso dalla Regione Puglia e dal Comune di Ugento, individuandolo come uno dei modelli di attivazione dello “Scenario Strategico” del Piano Paesaggistico della Puglia (PPTR) legato alla valorizzazione dei paesaggi costieri, elemento patrimoniale di grande rilevanza per il futuro socioeconomico della regione stessa.
Il progetto ha lo scopo duplice di bloccare i processi di degrado dovuti alla pressione turistica concentrata a ridosso della costa e di valorizzare l’immenso patrimonio naturalistico, rurale e paesaggistico presente all’interno del più ampio Parco Naturale Regionale Litorale di Ugento.
Il Parco è costituito da un sistema dunale e retrodunale misurato da un insieme di canali e bacini di collegamento rappresentando la più estesa area di macchia mediterranea del Salento che però presenta un’ampia serie di criticità: erosione costiera, degradazione degli habitat locali, perdita di bio diversità, salinizzazione dei suoli, eccessivo carico antropico nei mesi estivi.
Il progetto intende coniugare la tutela dell’ambiente con lo sviluppo economico mediante la definizione di un modello di sostenibilità ambientale e la creazione di nuove forme di ecoturismo.
L’obiettivo è promuovere la valorizzazione sostenibile del territorio facendo dialogare istanze antropologiche ed ambientali mediante uno sviluppo bio-economico.
Risolvere la dicotomia tra ambiente ed economia verso un modello di ecologia integrale nel quale far convivere i processi economici e la tutela del paesaggio.
RICOMPOSIZIONE DEL MOSAICO DEGLI HABITAT
Le Aree che compongono il progetto sono state caratterizzate in base alla loro vocazione più evidente e più funzionale per la riconnessione degli habitat e dei sistemi di fruizione del parco.
Il Bacino Rottacapozza sud è sicuramente l’area vocata alla trasformazione in riserva naturale integrale. Gli interventi proposti mirano a rafforzare questa qualità e a facilitare la crescita del carattere naturalistico del bacino. L’eliminazione degli argini costruiti insieme al nuovo disegno delle sponde e alla rinaturalizzazione della duna favoriranno la naturale creazione di un ecosistema ideale per la fauna e la flora.
Intervento comune a diverse aree di intervento è l’inserimento di isolotti naturali galleggianti, realizzati con struttura in bamboo e giunco palustre a guisa di grandi nasse, disegna ed arricchisce il bacino di luoghi ideali per la formazione di habitat naturali per il proliferare della flora e il ripopolamento della fauna spontanea o indotta .
Nel caso dell’area naturale protetta le banquettes di posidonia spiaggiata saranno mantenute in situ in modo da favorire la riduzione dell’erosione della costa, il ripascimento della duna e la nidificazione delle tartarughe.
Il Bacino Suddenna appare come elemento estraneo al nucleo urbano di Torre San Giovanni.
La riconnessione del bacino all’abitato è ottenuta attraverso percorsi e passeggiate pedonali che lo collegheranno al nuovo lungo mare. Il parco urbano acquatico, composto di boschetti termofili, bio-lago, giardini ed orti botanici palustri, diventerà elemento di riequilibrio dei flussi decongestionando l’affaccio al mare, ridefinirà l’uso e le dinamiche degli spazi urbani redistribuendo i carichi antropici.
L’Area dell’ ex Ittica, fortemente antropizzata ed abbandonata da anni, attraverso uso di linguaggi architettonici mimetici si propone un modello che definiremmo di Decongestione Turistica Controllata, teso a diradare il carico antropico su larga scala e a spalmare i flussi stagionali , attraendo tutto l’anno nuove forme di turismo già ampiamente diffuse in tutta Europa.
Il compendio ricettivo viene proposto come una serie di elementi costruiti sparsi, realizzati sulle aree di sedime già fortemente compromesse e ricuciti da zone completamente rinaturalizzate, in piena continuità con il parco, con uso esclusivo di materiali da costruzione naturali e vegetali, tanto da potersi identificare come vere Architetture Vegetali o Agritetture.
La scelta dei materiali risponde quindi all’esigenza di ridurre l’impatto del costruire sull’ambiente privilegiando l’impiego di materiali, componenti e prodotti regionali, riciclati e riciclabili, atossici, a ricrescita veloce.
L’area denominata “Zona Fontanelle” è caratterizzata da strade carrabili e parcheggi non regolamentati posti a ridosso della fascia dunale che ne compromettono la continuità ecologica. La rinaturalizzazione delle aree liberate e la forte riduzione delle aree impermeabilizzate, faciliteranno la ricucitura della pineta esistente e rafforzeranno il suo ruolo di cintura verde di delimitazione, mitigazione e qualificazione di un’area caratterizzata da costruzioni che connotano fortemente il paesaggio.
I parcheggi saranno delocalizzati e ricollocati in aree adiacenti alle strutture ricettive esistenti.